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L’Università di Chieti-Pescara entra a far parte della JRU di ICOS Italy

 

La ‘Gabriele d’Annunzio’ di Chieti-Pescara si unisce agli altri partner della Joint Research Unit di ICOS. L’Università potrà mettere a disposizione le proprie competenze osservative e modellistiche e, in collaborazione con gli altri gruppi di ricerca coinvolti in ICOS, contribuire a migliorare la comprensione dell’evoluzione dei gas serra, delle sorgenti e dei sink più rilevanti.

Un’infrastruttura come ICOS – spiega Piero Di Carlo, Professore Ordinario di Fisica dell’Atmosfera e Climatologia all’Università e referente per l’ente partner – è di fondamentale importanza per la ricerca, perché permette di avere una visione molto ampia, e non limitata ad un singolo sito, di come le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera cambino nel tempo. Allo stesso tempo, le misurazioni puntuali delle stazioni permettono di comprendere i fenomeni che controllano tali variazioni e di effettuare confronti e paragoni tra le diverse realtà paesaggistiche”. “ICOS può essere utile anche per i policy makers – aggiunge il docente – per definire le migliori politiche di mitigazione. Da ultimo, ma non per importanza, l’infrastruttura rappresenta un ottimo supporto per la sensibilizzazione e divulgazione delle tematiche legate al cambiamento climatico”.

Con l’ingresso dell’Università nella JRU si aggiunge anche una nuova stazione, non ancora operativa, ma fondamentale nell’ottica dell’ampliamento della rete. La stazione Trabocchi-Ud’A sarà un osservatorio atmosferico, e contribuirà a rendere più completo e preciso il quadro relativo agli scambi e agli assorbimenti dei gas serra sul territorio.

Grazie a questa nuova collaborazione – commenta Di Carlo – saremo in grado di colmare una carenza osservativa, in termini di stazioni atmosferiche, che va dall’Emilia Romagna (Monte Cimone) alla Basilicata (Potenza). Pertanto la rete ICOS si arricchisce di un sito fortemente rappresentativo del centro Italia. La nuova stazione si trova inoltre in una posizione strategica perché sul mare Adriatico, zona priva di stazioni atmosferiche ICOS, non solo sul versante italiano ma anche su quello balcanico”.

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