La stazione di Capodimonte raccoglie dal 2015 dati fondamentali per lo studio dell’ambiente urbano e del suo rapporto con i cambiamenti climatici. Tra i risultati più recenti, uno studio pubblicato nel 2025 sulla rivista Urban Climate, condotto dal Cnr-Iret in collaborazione con l’EURAC Research di Bolzano e il “Department of Environmental Resources Engineering” dell’Università di Syracuse (USA), ha analizzato il ruolo delle aree verdi urbane per il sequestro del carbonio e la mitigazione delle ondate di calore, due “servizi ambientali” legati alle cosiddette Nature Based Solutions (NbS), che sfruttano il “cooling potential”, ovvero il raffrescamento dell’aria.

“La stazione di misura posta all’interno del Bosco di Capodimonte fornisce, in particolare, dati che dimostrano l’importanza del Bosco per la qualità ambientale della città di Napoli”, afferma il direttore di Cnr-Iret Carlo Calfapietra, Focal Point di ICOS Italia nonché PI della stazione. “La stretta collaborazione con la Direzione del Bosco assicura di lavorare ad altissimi standard scientifici pur nella completa salvaguardia del patrimonio culturale e naturale”.
“Capodimonte – dichiara Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco – rappresenta il polmone verde di Napoli, non solo un importante museo in un parco urbano tra i più vasti d’Italia, ma un sito di grande valenza ecologica al servizio della città. La ripartenza e il potenziamento della stazione di monitoraggio, al lavoro su temi cruciali del cambiamento climatico, fa oggi del Museo e Real Bosco un centro di ricerca anche ambientale e naturalistico. In particolare grazie al progetto di Cnr-Iret il Real Bosco rinnova la sua vocazione di luogo di benessere, salute e ricerca scientifica”.
Il Real Bosco di Capodimonte rappresenta un importante patrimonio naturalistico e storico, ma allo stesso tempo ospita un’area protetta, grazie alla presenza del Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi di Napoli. Questo presidio garantisce la sicurezza del parco, la tutela della biodiversità e la salvaguardia di uno degli spazi verdi più preziosi della zona.

CREDITS: Terenzio Zenone
“Il paper recentemente pubblicato offre un contributo importante alla comprensione dei limiti della vegetazione in condizioni climatiche sfavorevoli, ed evidenzia il ruolo critico dell’acqua nel mantenere i servizi ecosistemici di raffrescamento e sequestro di carbonio.”, spiega Terenzio Zenone, ricercatore del Cnr-Iret e co-autore dello studio. “Le aree coperte da vegetazione erano associate a una temperatura dell’aria inferiore di circa 3oC rispetto alle zone urbane, durante i periodi caratterizzati da scarsa disponibilità idrica, e di circa 9oC in condizioni di buona disponibilità idrica. Le osservazioni sperimentali hanno permesso inoltre evidenziare l’importanza di una gestione mirata delle disponibilità idriche”.
Gli autori suggeriscono quindi di promuovere la selezione di specie vegetali tolleranti alla siccità per garantire la resilienza delle aree verdi urbane in condizioni climatiche future. Allo stesso tempo, secondo gli scienziati, sarà importante incorporare infrastrutture verdi e blu, come giardini pluviali, per migliorare la gestione delle risorse idriche e potenziare la capacità di raffreddamento della vegetazione. Da ultimo, il team propone lo sviluppo di piani di irrigazione mirati durante i periodi di siccità, allo scopo di massimizzare i benefici climatici e sociali delle aree verdi urbane.
“La nostra pubblicazione – conclude Zenone – è stata possibile grazie alla cooperazione degli enti e delle istituzioni coinvolte. Le sempre più frequenti ondate di calore, e le numerose evidenze negative sulla salute dei cittadini, richiede che studi futuri esplorino il legame fra spazi verdi, ondate di calore e salute fisica/mentale promuovendo un approccio di pianificazione del verde urbano multidimensionale”.
