L’aumento significativo del tasso di crescita della CO2 atmosferica nel 2023 è associato principalmente all’incremento delle emissioni di anidride carbonica dalle aree tropicali terrestri, in particolare l’Amazzonia orientale. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics e selezionato come highlight paper, condotto da un team internazionale di scienziati. Tra le firme del paper, Paolo Cristofanelli e Simonetta Montaguti, ricercatori presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC) e Principal Investigators del sito atmosferico ICOS-Italy di Monte Cimone.
Il gruppo di ricerca ha utilizzato un modello di inversione Bayesiana, ossia un metodo statistico che combina informazioni provenienti da inventari di emissione e modelli con dati osservativi per ottenere stime più accurate, per interpretare i dati globali sull’anidride carbonica atmosferica. I dati osservativi sono quelli raccolti dal satellite NASA Orbiting Carbon Observatory (OCO-2) e quelli forniti da stazioni di misure atmosferiche fra cui quelle della rete osservativa di ICOS. Questo metodo, ha permesso di stimare i flussi regionali di carbonio e di attribuire i cambiamenti osservati nel tasso di crescita della CO2 atmosferica a specifiche aree geografiche.
Gli scienziati hanno scoperto che l’aumento dei livelli di anidride carbonica osservato nel 2023 è associato principalmente alle emissioni delle aree tropicali e dai vasti incendi che colpirono il Canada nell’estate 2023. Allo stesso tempo, commentano gli autori, l’analisi sembra suggerire che le temperature più elevate nell’Amazzonia orientale siano alla base della riduzione dell’assorbimento netto di anidride carbonica in quell’area, mentre cambiamenti nell’umidità del suolo o nella quantità di pioggia siano stati più importanti in altre zone tropicali.
“Questo lavoro – commenta Paolo Cristofanelli – sottolinea la necessità di disporre di dati osservativi di elevata qualità per monitorare attentamente l’evoluzione del contenuto dell’anidride carbonica in atmosfera e per capire se i cambiamenti osservati compromettono la capacità delle diverse zone della Terra di assorbire e immagazzinare carbonio. I risultati dello studio mostrano come la capacità degli ecosistemi di sottrarre carbonio dall’atmosfera non debba essere data per scontata poiché essa può essere influenzata dai cambiamenti climatici”.
Link alla pubblicazione: https://acp.copernicus.org/articles/25/13053/2025/
