ICOS e l’ETC

Assistenza, elaborazione, controllo e verifica dei dati. Sono questi i principali obiettivi dell’Ecosystem Thematic Centre (ETC), uno degli organi di cui si avvale l’infrastruttura di ricerca europea ICOS (Integrated Carbon Observation System). La struttura, situata presso il dipartimento DIBAF dell’Università della Tuscia di Viterbo, si occupa infatti di gestire le informazioni raccolte da tutte le 87 stazioni ecosistemiche che compongono la rete europea di ICOS e di dare assistenza ai team convolti nella raccolta dati per assicurare il rispetto dei protocolli.

Ogni sito di monitoraggio raccoglie dati relativi a un insieme di variabili, che possono spaziare da caratteristiche dell’ecosistema come la biomassa o il volume della massa fogliare e le sue caratteristiche chimiche, alla misura in continuo delle principali variabili climatiche, fino alla quantificazione dell’assorbimento o il rilascio di anidride carbonica (CO2) e altri gas serra (ad esempio il metano) da parte degli ecosistemi. I dati misurati in campo vengono processati seguendo standard che sono stati sviluppati alla comunità scientifica internazionale. Compito principale dell’ETC è quello di  implementare ed applicare tutto il processo di elaborazione centralizzata e il controllo qualità dei dati al fine di fornire misure di alta qualità alla comunità scientifica internazionale. Il Centro collabora direttamente con la comunità scientifica per sviluppare e testare nuovi metodi misure e di elaborazione dei dati, nuove tecniche di misurazione e nuovi strumenti per valutarne il potenziale di utilizzo e l’implementazione nella rete dell’ecosistema.

L’ETC è coordinato e gestito dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) in collaborazione con l’Università della Tuscia (UNITUS) a Viterbo, Italia, l’Università di Anversa (gruppo di ricerca sulle piante e gli ecosistemi: PLECO) ad Anversa, in Belgio e l’Istituto nazionale di ricerca francese per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente (INRAE), in Francia.

Con una serie di compiti e funzioni specifiche, l’ETC è organizzato in quattro principali unità:

  • Executive Committee Unit:: è responsabile della comunicazione e dell’interazione con le stazioni ecosistemiche ICOS, altre strutture centrali e l’Head Office di ICOS. L’unità organizza anche valutazioni annuali delle operazioni ETC e pianifica le sue attività a medio e lungo termine.
  • Data Unit: si occupa del processamento e del controllo qualità dei dati e della preparazione dei prodotti finali che vengono distribuiti dal Carbon Portal. Implementa anche nuove metodologie di processamento e di analisi in tempo reale dei dati per favorire interventi tempestivi sui siti di monitoraggio in caso di problemi.
  • Test Unit: gestisce i test, la valutazione e lo sviluppo di nuovi sensori e nuove metodologie di misura e processamento, compreso lo sviluppo dei protocolli in collaborazione con la comunità scientifica internazionale. L’unità è anche responsabile delle interazioni con i produttori di strumenti e con gli altri centri di ricerca.
  • Network Unit: coordina l’assistenza alla rete delle stazioni ecosistemiche inclusa l’organizzazione del training ed è responsabile per le attività di labeling necessarie all’inserimento di nuovi siti nella rete ICOS. L’unità è anche responsabile dell’analisi e la conservazione dei campioni di suolo e vegetazione raccolti nei siti di monitoraggio.


La strumentazione che caratterizza le stazioni ecosistemiche di ICOS – spiega Dario Papale, docente di Ecologia Forestale presso l’Università della Tuscia e direttore dell’ETC – si trova principalmente installata su tralicci o torri che “escono” fuori dalla vegetazione, con lo scopo di misurare gli scambi gas a effetto serra e di energia tra ecosistemi e atmosfera permettendo anche di quantificare se e quanto l’ecosistema sequestra carbomio. Studiare questi parametri in una varietà di ecosistemi ci permette di valutare come gli ambienti possano reagire in un clima che cambia e che ruolo possono avere per compensare emissioni antropogeniche”. Le 87 stazioni ecosistemiche di ICOS sono infatti ubicate in diverse realtà ambientali, che variano da zone umide a terreni coltivati fino a praterie e aree forestali. “Tutte le misurazioni sono fortemente standardizzate – aggiunge Papale – grazie a metodologie e apparecchiature conformi, che si basano sulle linee guida sviluppate dalla comunità ICOS e dall’ETC. Le indicazioni riguardano come e quando eseguire i rilevamenti o prelevare i campioni, il tipo di strumenti e la loro messa in campo, le tempistiche relative alla calibrazione delle strumentazioni, oltre chiaramente alle routine per il controllo qualità e processamento necessarie per la creazione dei prodotti finali che vengono inviati al Carbon Portal di ICOS e distribuiti”. “Il lavoro che ogni singolo dato richiede in termini di valutazione, processamento e correzione – conclude Papale – è complesso ed in alcuni casi lungo, ma è anche fondamentale considerando l’alta qualità che si vuole raggiungere ed il volume tanto vasto di informazioni”.